Fra
le piante magiche, l'artemisia ha avuto sempre un posto di grande
rilievo. Era spesso indicata per le malattie della matrice
(matricaria).
L'artemesia
era la pianta più strettamente legata alla donna e alla cura delle
donne. Plinio, Ippocrate e Dioscoride la consigliavano per i disturbi
femminili. Ippocrate per l'espulsione della placenta, Dioscoride per
sollecitare il parto.
Il
Cristianesimo al fine di eliminare l'alone pagano che
inesorabilmente aleggiava sulle erbe, mutò il nome della pianta (riconducibile alla dea pagana benefica e feconda Artemide) denominandola erba Santa
Maria.
Il fenomeno di associare erbe al sacro crebbe constantemente nel tempo,
portando di fatto alla nascita di una vera e propria farmacopea
cristiana.
Vincenzo
Tanara, sull'erba Santa Maria scrive:
L'erba
Santa Maria, detta menta greca (...) serve per far frittelle, e per
la sua dolce agrezza sono vivanda grata li giorni di magro, se bene
fatto grasso, non sono ingrate, si come trite e misticate con ova, la
frittata rende buona; dà ancora buon gusto e odore alle minestre,
ove con altre erbe entra e salse; è mangiata volentieri dalle donne
per giovar i dolori della matrice. Moltiplica col spartire il caspo,
se ne fa impiastro sopra il petinecchio e fa orinare; scaldata con
vino bianco e sopra lo stomaco, lo corrobora; questa pianta sparsa in
terra, scaccia i serpenti e lo stesso fa il suo fumo.
Sempre
secondo una leggenda cristiana, la pianta germogliava lungo il
sentiero del serpente del Paradiso terrestre, assumendo la
connotazione di erba del pellegrino, ovvero di colui che percorrendo
strade poteva incorrere in brutti incontri. Nel codice Historia
Plantarum della
fine del XIV secolo, troviamo:
Se
qualcuno viaggiando la porta con sé non incontra inciampi e caccia
la fatica del viaggio e la stanchezza.
La
badessa Idelgarda ne esaltava le proprietà digestive:
un
pizzico di questa polvere preso mattina e sera, a digiuno sistema i
disturbi di stomaco.
In cucina nel tardo Medioevo nelle campagne padane, il culto della vergine/madre veniva celebrato con i tortelli all'artemisia
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